Doppiare un capolavoro cinematografico

“Tradurre un film” significa riportare in lingua italiana i dialoghi di un’opera televisiva, film, telefilm, sit-com o qualsiasi altra tipologia di pellicola. La realizzazione di un lavoro simile non è certamente semplice e richiede la collaborazione di una serie di professionisti specializzati: lo specialista della traduzione del copione originale, l’adattatore dei dialoghi, il direttore del doppiaggio che traduce nel modo italiano la recitazione, le intonazioni dei doppiatori, i doppiatori stessi ed altri ancora.

 

Esistono due metodi per tradurre un film destinato alle sale cinematografiche; l’immissione di sottotitoli e il doppiaggio in labiale. I sottotitoli sono composti da frasi tradotte nella lingua del pubblico al quale è rivolto il film, impressionate sulla pellicola, per lo più nei colori bianco o giallo. Spesso i sottotitoli non riportano i dialoghi completi, bensì una sintesi della traduzione degli stessi. Il doppiaggio in labiale è un complesso procedimento mediante il quale le voci originali degli attori che compaiono in un film vengono sostituite da voci di altri attori che recitano in un’altra lingua. Si tratta della modalità di traduzione audiovisiva più usata in Italia, così come in altri Paesi dell’Europa come la Francia, la Germania, la Spagna. Vi è inoltre un altro un sistema di traduzione simile al doppiaggio: l’over-sound, la traduzione interpretata di una testimonianza che rimane in sottofondo in lingua originale. Questo metodo viene riservato a interviste, documentari, programmi televisivi in genere privi di colonna internazionale, dove il valore della traduzione prevale sull’esigenza di sostituire integralmente la lingua originale.

 

Per tradurre un film non è sufficiente conoscere alla perfezione sia la lingua in cui è stato recitato sia quella in cui esso deve essere tradotto, è anche necessario adattare adeguatamente i testi. Innanzitutto è necessario occuparsi dell’ordine delle parole, il quale differisce tra una lingua e l’altra. In italiano, solitamente, l’ordine delle parole è soggetto, verbo e complemento oggetto, ma l’ordine sintattico di altre lingue può essere differente. Ad esempio, la frase inglese ““I’m happy too” non può essere tradotta letteralmente come “Io sono felice anche”, l’adattatore deve occuparsi dello spostamento dell’avverbio e tradurre in “Anche io sono felice”. Un altro aspetto importante del quale occuparsi è della traduzione di espressioni, modi di dire e aforismi cercando di mantenere il medesimo valore anche nella lingua di arrivo. L’espressione anglosassone “It’s raining cats and dogs” perderebbe di significato se fosse tradotta letteralmente in “Stanno piovendo gatti e cani”, deve quindi essere adattata e tradotta con il sintagma italiano “Sta piovendo a dirotto”.
Ogni adattatore dei dialoghi oltre a servirsi di vocabolari e dizionari dei sinonimi e dei contrari, dovrebbe collezionare libri che parlino di proverbi, di luoghi comuni, di frasi fatte, non soltanto per comprenderne l’origine, ma soprattutto per ricordarne l’esistenza. Si tratta di un lavoro complesso, che richiede precisione, studio e preparazione ma che può diventare affascinante e dar luogo a risultati pari a veri a propri capolavori della cinematografia.

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