Attiravano donne dall’Africa, pagandole alle famiglie e inserendole in un giro di prostituzione in Italia. Oltre a essere sfruttate, le donne erano intimidite e soggiogate da riti vodoo e da le prove messe in atto dagli aguzzini, ai quali dovevano immediatamente ingenti somme di denaro.
Le donne avevano tra i 18 e i 21 anni e non avevano alcuno strumento per sottrarsi dal traffico criminale. Le forze dell’ordine in questo caso si sono comportate come vere e proprie agenzie investigative: la Procura antimafia di Roma ha lavorato in collaborazione con la polizia nigeriana (dove provenivano le donne).
La polizia nigeriana, come agenzie investigative, ha tratto di sorpresa in arresto i due cittadini responsabili dell’”approvvigionamento della merce”: in realtà, si trattava di esseri umani. Oltre alla prostituzione, la banda aveva comportamenti vicini agli ambienti malavitosi.
Le vittime e gli affiliati erano collegati da riti legati alla spiritualità e ognuno aveva il suo ruolo. I proventi erano così ampi da poter consentire alla banda di poter “investire” in nuove attività illecite. Oltre a chi provvedeva ad attirare nuove vittime, c’era chi riciclava i proventi della prostituzione e chi utilizzava il denaro nel traffico della droga (in particolare della marijuana e della cocaina). Anche i referenti albanesi per questo lato dell’attività da agenzia investigativa sono stati arrestati.
Come venivano inviati i pagamenti? Per l’Italia, si utilizzava una comunissima carta Postepay, tanto comune da servire un’attività da agenzie investigative per riuscire a rintracciarla! Per l’estero, invece, si utilizzava semplicemente il money transfer. L’indagine è partita da eventi violenti da parte di due gruppi, che cercavano il monopolio per la tratta e per la prostituzione.
L’indagine da agenzie investigative ha salvato le giovani tratte in schiavitù e ha consentito di smantellare la banda, uscita allo scoperto solo grazie a un’attività investigativa che andava avanti dal 2010.
Le intercettazioni e gli appostamenti in questi casi sono fondamentali per avere prove sufficienti e per dare giustizia alle vittime, che sono state strappate dalle famiglie per ritrovarsi in un traffico senza possibilità di scampo.
L’attività criminale non era diffusa solo a Roma: in tutta Italia, esistevano “filiali” pronte a smistare la droga e a inserire nuove vittime nel circuito malavitoso.
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